La Pia di Dante ha vissuto veramente a Prata?

La Pia di Dante ha vissuto veramente a Prata?

Anche il paese di Prata, antico borgo della Maremma Toscana, è in qualche modo coinvolto nel mistero della Pia rappresentata nella Divina Commedia da Dante Alighieri, che tanto ha intrigato storici e commentatori. In questo articolo cercheremo di spiegare le ragioni che portano a queste affermazioni.

La Pia storicamente identificata come dei Tolomei

Gli antichi commentatori identificano la Pia dantesca con una Pia della famiglia dei Tolomei, andata sposa a Nello di Inghiramo dei Pannocchieschi, signore del Castel di Pietra. Questi, o che la Pia avesse commesso un fallo, o che solo la sospettasse di infedeltà, oppure per essere libero di sposare Margherita Aldobrandeschi, l’avrebbe condotta in tale castello e qui l’avrebbe fatta morire, per defenestrazione, strangolamento o veleno.

Peraltro, mentre tutti i commentatori coinvolgono Nello, personaggio storico ben noto, la parte più antica di essi (compresi i commenti attribuiti ai due figli di Dante, Pietro e Jacopo) non menziona mai il casato della Pia e, nessuno degli altri commentatori che parlano di una Pia dei Tolomei, menzionano Dante; chiaro segno che non hanno letto alcuna sua scrittura.

Nel testamento di Nello, che è giunto fino a noi, figurano sue mogli ed amanti, ma non la Pia. Infine, la famiglia Tolomei è ben nota attraverso documenti ed atti notarili, ma nessun documento su una Pia dei Tolomei è mai emerso. Per queste considerazioni la realtà storica di una “Pia dei Tolomei” è praticamente da escludere.

L’uccisione della Pia non sarebbe potuta passare inosservata

Va anche considerata l’inconcepibilità di un uxoricidio da parte di Nello Pannocchieschi, tanto più in danno di una Tolomei. Nello fu personaggio estremamente in vista. Se si fosse macchiato di un crimine grave come l’uxoricidio, questo gli sarebbe stato rinfacciato dai suoi contemporanei, o quantomeno dal Papa Bonifacio VIII, suo fiero nemico. Niente di questo figura nei documenti del tempo, ma risulta invece scritto che nel 1343 una Bianca, figlia di Nello, sposò un elemento di spicco della casata Tolomei, il facoltoso Granello di Vanni Tolomei. Questo matrimonio rende del tutto inverosimile l’uccisione di una “Pia dei Tolomei” da parte di Nello, perché in tal caso un membro della famiglia dell’uccisa avrebbe preso in moglie la figlia dell’uccisore.

La storia della Pia di Prata

Nel 1939 due studiosi senesi, A. Lisini e G. Bianchi-Bandinelli nel loro La Pia dantesca, proposero l’identificazione del personaggio dantesco con Pia di Ranuccio Malavolti, andata sposa al signore di Prata, tale Tollo, nel quadro della sottomissione del castello di Prata a Siena, avvenuta nel 1282. Il suo matrimonio con Tollo, congetturarono i due studiosi, sarebbe stato effettuato per procura, tramite Nello Pannocchieschi, amico e vicino di territorio dei signori di Prata, ma in quel momento in buoni rapporti con i senesi. Altra congettura dei due studiosi è che a seguito dell’uccisione di Tollo, avvenuta nel 30 Settembre 1285 in una congiura ordita dai suoi nipoti, quest’ultimi, per allontanare dal castello l’incomoda vedova, l’avessero affidata in custodia allo stesso Nello, in quel periodo in rotta con Siena. Nello poi, divenuto amante di Margherita Aldobrandeschi, avrebbe fatto sopprimere o lasciato morire la Pia per liberarsi di lei.

Nella voce pubblica, raccolta dagli antichi commentatori, Nello, anziché il procuratore delle nozze di Tollo e poi l’affidatario della Pia, ne sarebbe divenuto il marito: e la Pia (in realtà forse morta solo di morte naturale) sarebbe stata uccisa. Il coinvolgimento dei Tolomei da parte dei commentatori è attribuito dai due studiosi a contrasti posteriori tra i Tolomei e i Pannocchieschi. Nessun conflitto tra Nello ed i Tolomei è in effetti documentato nel periodo anteriore al 1300. 

La Pia di Dante ed il mistero della sua morte

Le analisi e congetture del Lisini e del Bianchi-Bandinelli non chiariscono comunque quali fossero le colpe della Pia e di quale morte essa morisse. L’ultimo degli specialisti della Pia, il Corsetti (Pia da Siena, Roma, 2002), nell’accettare l’identificazione del personaggio dantesco con la Pia Malavolti signora di Prata, afferma che è sbagliato cercare le colpe della Pia. Essa non va assimilata ad una peccatrice come Francesca da Rimini, ma, come Jacopo del Cassero e Buonconte da Montefeltro che con lei formano il celebre trittico del campo VI del Purgatorio, è semplicemente un’innocente vittima delle fazioni politiche, solo morta di morte non naturale e senza i riti ecclesiastici.
Nulla può dirsi sul modo in cui la Pia trovò la morte, se non che il verbo usato da Dante nella Divina Commedia (“disfecemi”) suggerisce una morte di consunzione o di malattia piuttosto che una morte violenta.

A riconoscimento del legame del paese toscano con la Pia dei Malavolti, Prata è stata autorizzata a modificare il cartello all’ingresso del paese, da “borgo medievale” a “il borgo della Pia di Dante“.

Articolo tratto dalla guida Prata di Maremma
Per gentile concessione dell’Associazione “Per Prata, tra Passato e Futuro”

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